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Ricetta e Cucina

Tutte le ricette di Cucina , il Bon Ton del piacere di stare a tavola

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Interviste di Cucina

Lucia Bramieri a tavola piacono i cibi golosi

30 Gennaio, 2020 by Ricetta di Cucina

Non possono mancare la voglia e l’entusiasmo di fare a Lucia Bramieri che dice

. Sono una donna combattiva e il mio carattere mi porta ad andare sempre avanti, a sorridere e reagire, ma l’entusiasmo maaca». Quali sono i piatti che ti fanno ripensare a Cesare? «Indubbiamente il risotto giallo e la cotoletta alla milanese. Sia lui sia mio suocero Gino Bramieri ne andavano matti. Un altro classico che non mancava mai d’inverno era la cassoeula».

Gino aveva scritto anche libri di cucina. Ricordi qualche ricetta Lucia Bramieri?

«I nervetti con i borlotti. In pratica preparava le zampette di vitello con olio, aceto, un po’ di sedano, fagioli borlotti e cipolla. Era un piatto molto buono, ma per me un po’ pesante. Tra i suoi cavalli di battaglia c’erano anche i ravioli in brodo e l’ossobuco». Gino era bravo a cucinare? «Molto bravo a cucinare e anche a mangiare. Di solito chi cucina si sazia solo con gli odori, ma lui era una buona forchetta, un vero amante della cultura del cibo: sono stata tante volte a cena con lui e non l’ho mai sentito lamentarsi. Quando ho conosciuto mio marito i miei suoceri erano già separati, ma mia suocera mi raccontava che quando era a casa Gino amava passare il suo tempo ai fornelli».

Lucia Bramieri racconta il piacere di cucinare alla sua età

Hai mai provato a replicare le ricette dei libri di Gino?

«Sì, certo! Ma non sono una buona forchetta perché Lucia Bramieri ), nuora di Gino ed ex concorrente del Grande Fratello 15, è sempre stata brava a sdrammatizzare. E lo fa anche come titolare del suo salone di parrucchiere dove, come sempre succede, le donne si raccontano e si confidano: «Direi che sono come un buon tiramisù: la mia ironia e autoironia mi hanno salvata e anche le mie clienti mi dicono che quando vengono da me si sentono più sollevate».


Anche la cucina ti mette di buon umore?

«È sicuramente uno dei grandi piaceri della vita. Mangiare bene è bello, soprattutto se lo condividi con le persone a cui vuoi bene. Il cibo unisce e lega. Io, vivendo da sola, purtroppo ho perso questa abitudine: le mie cene conviviali le faccio più al ristorante, mentre quando sono a casa mi limito a cene veloci, come una bella caprese e via».

Perché non organizzi cene in casa Lucia Bramieri?

«È una bella domanda! La verità è che mi sono impigrita. Quando c’era mio marito Cesare facevamo cene bellissime. Ricordo soprattutto i cenoni di Capodanno, ma anche in altre occasioni ci piaceva invitare gli amici. Ci vestivamo tutti eleganti, proprio come se fossimo al Grand Hotel. Dopo la morte di mio marito, cerco sempre di trattenermi a tavola per tenere sotto controllo il peso. A una certa età il metabolismo è più lento, così mangio poco di tutto, senza esagerare. Cerco di evitare i dolci, tranne quando sono in compagnia: in quel caso un dolcino e un bicchiere di vino ci stanno benissimo».

«Adoro le torte alla panna» Vedi Materozzi alla Panna

Al dolce preferisci il salato?

«Vado a periodi. Ci sono momenti in cui ho voglia di dolci e altri in cui preferisco il salato. Amo le torte alla panna, le creme. Impazzisco per le bombe alla crema, mentre non amo le crostate con la marmellata. Se penso al salato, invece, adoro pizzette e salatini».

L’umore ti condiziona a tavola?

«Sì: se sono giù di corda ho voglia di cioccolato, zuccheri, dolciumi. Se sono in equilibrio con la vita, e la cosa capita raramente (ride), seguo un’alimentazione più sana. Faccio invece fatica a seguire una dieta equilibrata quando sono sotto stress, come in questo momento… Tra i primi acciacchi, i genitori a cui pensare e la promozione della mia canzone Col cu col cuore, sono parecchio stressata».

Filed Under: Interviste di Cucina Tagged With: dolci, olio, sale

Veronica Satti ex Grande Fratello ci racconta la sua cucina tradizionalista ma non troppo

25 Gennaio, 2020 by Ricetta di Cucina

Di una cosa siamo certi: se andate ospiti a casa di Veronica Satti non aspettatevi che vi porti in tavola un piatto di lenticchie. In alcun modo l’ex gieffina si avvicinerebbe a questi legumi, per i quali nutre una vera e propria fobia. Ma non disperate: la figlia di Bobby Solo è davvero brava ai fornelli e saprà deliziarvi con uno dei suoi manicaretti. Veronica, infatti, ama cucinare ed è una buona forchetta. E pazienza se negli ultimi tempi si è concessa qualche peccato di gola che l’ha portata a prendere qualche irrisorio chilo in più. Agli hater che gliel’hanno fatto notare sui social, l’opinionista di Barbara d’Urso ha risposto per le rime confessando il suo amore per il buon cibo e che il piacere di coccolarsi (anche a tavola, di tanto in tanto) è davvero impagabile.

«Quando viaggio, assaggio timo»

Veronica Satti sei reduce da una vacanza a Los Angeles. Hai mangiato cibo locale o sei andata a caccia di ristoranti italiani?

«Sono stata in California e ho visitato diversi posti tra Los Angeles, Costa Mesa, Orange County e lo Yosemite Park. Quando sono all’estero non mangio mai italiano, preferisco il cibo locale per sentirmi una viaggiatrice più che una turista. Il locale migliore a Los Angeles è In and Out: una catena californiana che spesso si vede anche nei film e nelle serie Tv. Molte celebrities, dopo aver partecipato agli eventi importa da gran sera ed è molto simpatico. Del resto, non si può resistere: preparano gli hamburger più buoni che abbia mai mangiato».

Qual è il cibo americano più buono in assoluto?

«Il barbecue come lo preparano gli americani è il top. Amo le costine di maiale marinate o spalmate con la salsa barbecue e poi messe sulla griglia. Da non fare sempre, ma una volta ogni tanto è una goduria, soprattutto se è un momento di condivisione con belle persone».


Veronica Satti Se dico cucina tu rispondi…

Veronica Satti

«Culture. Dopo la lingua, la cucina è la cosa che più caratterizza una cultura e un Paese».

Veronica in cucina insegna a cucinare le Vongole agli Spaghetti

Esiste un tratto particolare che identifica la tua cucina?

«Io cucino molto e amo sperimentare. Mi piace usare spesso le spezie, un trucchet-to che mi consente di non mettere troppo sale per dare sapore alle pietanze».

Quali ti piacciono in particolare?

«Curcuma, aglio, pepe e peperoncino».
«Ai fornelli amo inventare»

Hai detto che ti piace sperimentare. Quali sono gli ultimi piatti che hai

creato?

«Di recente ho sperimentato la cottura sottovuoto: ho fatto un salmone marinato e cotto sottovuoto nell’acqua che bolle».

Qual è invece il tuo piatto preferito?

«Spaghetti alle vongole e telline. Sono cresciuta a Santa Marinella, sul mare, e ora vivo a Genova Pegli, sempre sul mare».

Articolo Tratto da Vero.

Filed Under: Interviste di Cucina Tagged With: aglio, cipolle, pane, vongola

Simone di Matteo e i segreti della buona cucina romana.

20 Gennaio, 2020 by Ricetta di Cucina

Nato a Latina trentacinque anni fa, Simone Di Matteo è editore, scrittore e imprenditore. Ma soprattutto è un popolare opinionista televisivo. Si fa chiamare “L’Irriverente” ed è un tipo pungente quanto basta e sempre molto ironico. Il grande pubblico lo conosce soprattutto per la sua partecipazione alla quinta stagione di Pechino Express, andata in scena in Sud America, con l’amica Tina Cipollari. Poiché tra le sue qualità c’è anche quella di essere bravo ai fornelli, chiacchieriamo con lui di questa sua passione.

Simone di Matteo, che cosa rappresenta per te il momento del pasto in cucina?

Simone di Matteo autore e scrittore racconta la buona cucina romana.

«Mangiare è il più grande piacere della vita. Quindi il momento del pasto, per me, è il più importante della giornata. Amo sedermi a tavola, non mi alzerei mai. Se dovessi finire all’inferno ci andrei sicuramente per aver peccato di gola, l’unico peccato di cui non mi pento affatto».

«La verdura fresca non manca mai»

Qual è il piatto che sa di casa, di famiglia?

«La polenta, magari condita con funghi porcini, salsiccia e gorgonzola. Questo è uno dei miei piatti dei ricordi, quello che ha il profumo delle domeniche in famiglia. Mi ricorda subito la gioia di condividerlo con gli amici, la spensieratezza delle giornate che soltanto l’infanzia riesce a regalarti».

Un particolare che non manca mai nel tuo menu?

«Nella mia dieta non devono mai mancare cibi salutari, quindi porto sempre in tavola frutta e verdura».

Come te la cavi in cucina?

«Direi che sono uno chef provetto. Sarei un ottimo concorrente di MasterChef anche se non amo molto la cucina elaborata».

Da chi hai imparato a cucinare?

«Da mia nonna Nicoletta, che era Campana. Una grande donna e una formidabile cuoca, avrebbe fatto impallidire gli chef stellati. Amava viziarmi, mi circondava di prelibatezze e io la seguivo mentre preparava. Il suo piatto forte era la minestra maritata con verdure, salsicce, maiale, manzo e gallina».

Preferisci le ricette già rodate o ti piace sperimentare?

« È raro che io speri- ^ menti, preferisco pre-parare ciò che so fare. Una volta, per esempio, ho provato a preparare il gulash, ma la carne è risultata troppo dura e ho messo una quantità spropositata di paprica».

Un cavallo di battaglia, però…

«I saltimbocca alla romana, ovvero fettine di vitello e prosciutto crudo con salvia cotte nel burro e vino bianco»

Ricordi il primo piatto che hai preparato?

«Sì. Un giorno mi stavo annoiando, così ho deciso di cucinare qualcosa. Ho deciso di preparare la mozzarella in carrozza. Insomma, la prima volta non ho fatto niente di particolarmente difficile! Sono sicuro che, se non l’avessi bruciata, sarebbe venuta proprio buona».
Per chi cucini di solito?

«Per me. Ma dal momento che il proverbio dice “Chi mangia da solo, si strozza”, cerco di invitare quante più persone mi è possibile».


Articolo tratto da VERO.

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Elena Ballerini racconta la sua alimentazione a tavola

10 Gennaio, 2020 by Ricetta di Cucina

E Elena Ballerini, nome d’arte di Elena Pappalardo, è stata per quattro anni inviata del programma Mezzogiorno in famiglia, ruolo che ha lasciato quando ha scoperto di essere in dolce attesa. In quegli anni su Raidue, la bella conduttrice televisiva ha imparato molto non solo professionalmente, ma anche sul piano della cucina. Insomma, la Ballerini è davvero un talento da imitare, sia davanti ai riflettori sia quando si spegne la famosa lueina rossa. E se la spontaneità è il segreto per brillare sul piccolo-schermo, le cose non sembrano cosi diverse quando Elena indossa il grembiule. Anche se, quando è nella sua cucina, la 35enne ligure non si lascia guidare solo dall’istinto, ma mette in atto tutta una serie di trucchetti e strategie sapientemente rubati alle donne più speciali della sua vita: la mamma, la nonna e la zia.

«Sono coinvolti i cinque sensi» .

Se diciamo cucina, cosa rispondi?

«Penso alla commistione dei cinque sensi riuniti per creare il massimo. Pure l’udito interviene, perché la cottura è anche una questione di suoni».

Si dice che il buon cibo sia uno dei più grandi piaceri della vita. Sei d’accordo?

«Sì, per me è certamente fra i primi quattro. Il gusto, i sapori possono risvegliare ricordi, le aspettative ed essere

prima di tutto un desiderio da soddisfare».

Sei sempre in fermissima. Che alimentazione segui Elena Ballerini ?

Elena Ballerini di Mezzogiorno in famiglia racconta la sua allimentazione a tavola come deve essere.

«Io alterno una cucina più golosa a una molto sana. Sto sempre molto attenta a bilanciare l’apporto di carboidrati, proteine e grassi e a introdurre le sostanze l’organismo. Per questo sono una fan della cucina a vapore, preserva le proprietà organolettiche degli alimenti. Lo stesso faccio per i piattini che preparo per il mio bimbo, Alberto Emanuele, che ha otto mesi».

In Tv dai sfoggio di talento e professionalità. E tra i fornelli mmp te la cavi?
«Con il matrimonio ho iniziato a occuparmi molto di più di cucina e ho comprato diversi ricettari, per stupire mio marito. Inoltre, avendo fatto l’inviata di Mezzogiorno in famiglia, chiedevo ricette ai cuochi dei luoghi che visitavo, cercando di cogliere le sfaccettature della cucina regionale italiana».


Se dovessi darti un voto come cuoca, quale sarebbe Elena Ballerin ?

«Non credo che riuscirei a darmi un voto perché mi piace ciò che preparo, non sarei obiettiva. Di sicuro mia zia e mia mamma sono più brave di me e mi farebbero sfigurare. Forse mi darei un 7 stiracchiato».

Immagina di dover scrivere un ricettario. Che piatti inseriresti?

«Sceglierei piatti che possano conciliarsi con un’intensa attività sportiva come quella che pratico io in palestra, perciò ricette salutari ma che soddisfino il gusto. Partirei dalla colazione perché, come dice il proverbio, il buongiorno si vede dal mattino. Io, per esempio, metto in una ciotola le bacche di ai insieme a banane, latte e lamponi. Come secondo piatto preparerei il pollo in tutte le salse: arrosto, al curry, alle olive. Prediligo le carni bianche per limitare i grassi e avere un importante apporto proteico. Ma su una tavola italiana non possono mancare i primi, perciò via al ragù, con tagliatelle e lasagne tre volte alla settimana… Sono più che consentite».

Come rendi più saporite le tue ricette Elena Ballerini ?

«Durante la cottura, aggiungo sempre un po’ di latte pee soffriggere e sciogliere un filetto di acciuga in poco olio in padella»

«Mia nonna era una vera fuoriclasse»

Il tuo cavallo di battaglia?

«I fusilli con i calamari e le olive e le linguine con gamberoni, zucchine e zafferano».

Hai un menu d’emergenza collaudato per l’arrivo di ospiti a sorpresa?

«Se mi trovassi ospiti a rasa senza aver fatto una di ripiegare con un piatto semplice ma saporito, come le mezze maniche con gorgonzola e zucchine».

Chi ti ha insegnato quel che sai in fatto di cucina?

«Mia mamma Marina e mia nonna Dadà. Mia nonna era davvero una fuoriclasse. La passione per la cucina è nata in me purtroppo molto più tardi rispetto a quando lei mi dispensava consigli fondamentali. Ma oggi ho comunque la fortuna di poterli mettere in pratica e portare la nonna Dadà sem-

Mari o monti, cosa preferisci?

«Mi piacciono entrambi. Amo il ragù e anche la selvaggina, ma vado pazza anche per i crostacei, come per esempio l’astice e i gamberoni. Le linguine all’astice sono uno dei miei piatti preferiti. Perfetti da gustare a cena, su una terrazza che si affaccia sul mare».

Quali sono i piatti tipici della tua città?

«Io sono nata in Liguria. Qui è molto in voga il pe sto, ma per me deve essere rigorosamente senza aglio».

Articolo tratto da Vero

Filed Under: Interviste di Cucina Tagged With: alimentazione, lasagne, tavola

L’Attrice Jane Alexander svela il segreto della sua cucina

24 Novembre, 2019 by Ricetta di Cucina

Quando un amore è così importante come quello di Jane Alexander e Gianmarco Amicarelli non sarà una crisi a scalfirlo. Nonostante i due si fossero lasciati dopo la partecipazione dell’attrice di Elisa di Rivombrosa al Grande Fratello yip, la coppia è riuscita a ritrovarsi.

«Non è stato facile né per me né per lui, ma è avvenuto tutto in modo molto naturale. Adesso stiamo bene insieme. Sono contenta!»,

ha detto la Alexander. Per il momento, però, i due continuano a vivere in case separate.

«Io e mio figlio Damiano siamo tornati nel mio vecchio appartamento e per il momento va bene così»,

ha spiegato l’attrice e conduttrice inglese. La convivenza, però, potrebbe essere dietro l’angolo. Damiano è ormai un adolescente e presto terminerà il liceo. Dopo il diploma, il giovane intraprenderà la sua strada e Jane forse deciderà di inseguire il suo sogno: aprire una trattoria, un ristorantino.

«Non sono motto brava a imptattare»

Jane Alexander da tanto che coltivi questo desiderio?

Attrice Jane Alexander svela il segreto della sua cucina

«Almeno vent’anni! Ho sempre sognato di cucinare, ma l’ho sempre visto come uno di quei sogni che non realizzerai mai…».

Molti personaggi dello spettacolo hanno aperto dei ristoranti. Cosa ti frena?

«Aspetto che Damiano finisca il liceo. La verità è che vor-rei aprire un posto in aperta campagnaa coltivare un orto, avere galline che facciano uova fresche tutti i giorni».

Cucineresti tu?

«Certo! Insieme a Gianmarco! Lui è un grande impiatta-tore, mentre io non curo molto la presentazione. Insieme però siamo bravissimi, ci completiamo».

Quando è nata la tua passione per la cucina?

«Quando ero ragazzina, i miei genitori lavoravano fino a tardi e dovevo cucinare io. E dato che non avevo voglia di uscire a fare la spesa, inventavo di tutto con quello che c’era a casa. Poi mi sono perfezionata leggendo molti libri di ricette».

Ricordi il primo piatto che hai preparato?

«Sì. le crèpes. Me le ha insegnate mia sorella, svelandomi anche il segreto per farle saltare in padella. Avevo solo otto anni. Da allora sono diventate una tradizione di famiglia che va portata avanti. Così, quando Damiano ha compiuto otto anni, l’ho chiamato in cucina e gli ho detto che era giunta l’ora di imparare a saltare le crèpes. Spero che, quando avrà un figlio, faccia lo stesso con lui».

E qual è il segreto per le crèpes perfette?

«Prepararle è facilissimo: bastano una tazza di farina, un uovo, una tazza di latte e un pizzico di sale. Il segreto per farle saltare? È tutta una questione di polso».

Quindi sai saltare anche la frittata?

«In realtà no. perché la crèpe è leggera, mentre la frittata è più pesante e la manovra è più ambo i lati: finisco la cottura in forno, così anche la parte superiore si fa bella dorata».

«Nei miei menu largo alle verdure»

Il menu ideale del tuo ristorantino è…

Il dolce preferito da Jane Alexander è il Strawberry Fool

«In inverno punterei sulle zuppe: crema di verdura, zuppa di ceti, legumi… La mamma di un mio ex fidanzato mi ha insegnato a fare la crema di porri: quando fuori fa freddo non c’è niente di meglio di un piatto caldo e cremoso, che dà la sensazione di casa, di mamma».

Quali altri piatti ti danno questa stessa sensazione?

«Il purè di patate».


Nella stagione calda, Jane Alexandre invece, cosa prepareresti?

«Punterei sulle insalatone ricche. Però è anche vero che bisogna prevedere anche piatti solidi e sostanziosi: non posso tenere i miei ospiti solo con verdure. E allora andrei sui piatti classici: pasta fresca fatta da me, tipo fettuccine e tagliatelle».


Quali sono i sughi che ti riescono meglio?

«Me la cavo bene con tutti. Però direi che l’accoppiata vincente sarebbe che io preparo la pasta e Gianmarco il ragù! Ma nel menu metterei anche grandi classici quali cacio e pepe e amatriciana».

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La buona tavola di Patrizia Pellegrino per gli amici.

18 Settembre, 2019 by Ricetta di Cucina

Determinata, professionale, solare. Patrizia Pellegrino, attrice di teatro prestata al piccolo schermo nelle vesti di opinionista, è diventata un volto mollo presente nei salotti televisivi ed è amata dai telespettatori proprio per la sua spontaneità e per il fatto di dire sempre quello che pensa con schiettezza, ma mai con arroganza. Nonostante il suo impegno in televisione la showgirl napoletana. nata a Torre Annunziata cinquantasei anni fa, non ha mai rinunciato a calcare il palcoscenico. Lo farà nuovamente a ottobre, quando debutterà al teatro Manzoni di Roma con lo spettacolo Ricette d’amore. Accanto a lei un cast d’eccezione: Samanta Togni, Federica Cifola, Matilde Brandi e Ascanio Pacelli.

«È come una grigliata mista di pesce»

Patrizia Pellegrino ci racconti qualcosa in più su questa commedia?

«Paragonerei questo spettacolo a una grigliata mista di pesce perché ha tante sfaccettature: è divertente, allegro, carino, intrigante. Racconta la storia di quattro donne molto diverse tra loro – nelle quali tutte le spettatrici potranno riconoscersi -che si iscrivono a un corso di cucina e, attraverso ricette, racconti, battute e rivelazioni personali, riescano a parlare apertamente, a confessare i loro segreti e a condividere i propri sogni. II tutto mentre si cimentano nell’arte culinaria alla ricerca disperata non solo della giusta ricetta da offrire agli ospiti per stupirli, ma anche della giusta “ricetta d’amore” per la propria vita. Le loro esistenze e il loro rapporto armonioso vengono scombussolati dall’arrivo di un bell’uomo, Ascanio Pacelli, per il quale, ovviamente, tutte perdono la testa e tutte sono disposte a fare follie».

«io non friggo ie melanzane»

Se dovessi paragonare i tuoi compagni di palcoscenico a un ingrediente, quale sarebbe?

«Ascanio non saprei, lo conosco ancora poco. Samanta Togni è sicuramente un peperoncino perché rende la vita pepata. Matilde Brandi la accosterei a un salmone, un cibo prezioso^ irraggiungibile, prelibato. Federica Cifola, invece, è un bel cous cous con dentro pesce e carne: è una donna ricca di sfumature».

E tu, invece, che piatto saresti?

«Una bella parmigiana di melanzane! Credo sia il piatto che mi rappresenta di più non solo perché mi piace, ma anche perché è napoletana come me: in più io la preparo benissimo e in versione dietetica. Nella ricetta originale le melanzane vengono fritte, io invece le sbollento un po’ e poi le griglio, quindi faccio gli strati alternando melanzane, pomodoro e mozzarella. Fidatevi, è buona come quella fritta, ma ha molte meno calorie».

Anche tu, come le prota-goniste del tuo spettacolo, hai frequentato un corso di cucina?

«No, sinceramente non ne ho mai sentito il bisogno. Sono autodidatta e comunque ho avuto una brava maestra. Invece ho frequentato un corso di approfondimento sui vini perché avevo voglia di saperne di più. Sono convinta che un buon bicchiere di vino sia fondamentale per accompagnare il pasto e che sulla nostra tavola non dovrebbe mancare mai».

Chi è stata la tua maestra ai fornelli Fornelli?

«Mia madre Maddalena, una cuoca bravissima».

A te piace cucinare?

«Sì. me la cavo piuttosto bene e mi piace molto sperimentare. Purtroppo nonlo faccio spesso perché non ho tanto tempo libero. E invece per mettersi ai fornelli e preparare qualcosa di buono bisogna avere tanto
tempo, curare la preparazione, andare a fare la spesa per scegliere gli ingredienti. Comunque, ogni volta che indosso il grembiule, cucino con amore e passione, come mi ha insegnato la mia mamma».

C’è un piatto che ti fa venire in mente un ricordo familiare?

«Il pensiero vola immediatamente al ragù, quello vero. Il ragù era il piatto delle feste e di solito si faceva la domenica: con la salsa si condiva la pasta, mentre la carne, tagliata a pezzi e cotta a lungo nel sugo a fuoco lento, si mangiava come secondo».

Cosa metteresti in tavola per un appuntamento romantico?

«Sicuramente le ostriche, che sono afrodisiache, e poi pesce crudo. Pe-r via delle tournée teatrali ho girato tutta Italia e secondo me la regione in cui si mangia meglio il pesce crudo è la Puglia: solo pesce fresco, sempre trattato in maniera favolosa… emana l’odore di mare».

da Vero

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Matteo Silvestri si cimenta in cucina con i primi e secondi piatti

18 Agosto, 2019 by Ricetta di Cucina

Gl è chi davanti agli eventi più drammatici della vita si abbatte. E poi c’è lui, Matteo Silvestri, che non solo ha trovato una soluzione, ma è diventato Man Solution, l’uomo delle soluzioni. Attore di teatro, dopo aver subito un episodio di malasanità ha creato un’azienda che fornisce sostegno per richieste di risarcimento. Poi, però, è tornato al suo primo amore, la recitazione. Silvestri è infatti reduce dal film Summer Dew, girato a Sarajevo, prossimamente nelle sale cinematografiche.

Sei un imprenditore, ti dedichi alla recitazione… Non sarai bravo anche in in cucina?

«Qualcosa ho imparato a | preparare nei di, miei anni da single! Quando non sono .in girò per lavoro mi piace cucinare. Penso che anche qualcosa di semplice possa stimolare la fantasia».

Da chi hai imparato? «Avendo una mamma che cucina in modo

straordinario, l’ho sempre osservata molto. Inoltre, mio fratello Gianluca ha il talento di un vero chef… Così, se mi lancio in qualche avventura gastronomica, so sempre a chi chiedere consiglio. Anche se non raggiungerò mai i loro livelli, continuo a rubare i loro segreti!».

«In cucina sono importanti i dettagli»

Il più importante insegnamento che hai ricevuto?

«La cena a casa nostra è sempre stato un momento formale. Mia madre preparava tutto meticolosamente, senza lasciare nulla al caso. Questo mi ha insegnato l’importanza di curare i dettagli. Come in qualsiasi altro campo, se si vuole raggiungere il top, anche in cucina bisogna occuparsi dei dettagli».

Se potessi disegnare la cucina dei tuoi sogni, come sarebbe?

«In realtà l’ho già disegnata ed è quella che ho creato a casa mia. Uno spazio ergonomicamente adeguato, che possa permettere alla mia fantasia di esprimersi ai fornelli: la cucina e l’ambiente di cottura sono solo ausili tecnici che aiutano a tirare fuori quello che uno vuole preparare ».

Hai girato un film a Sarajevo. Com’è la cucina locale?

«Quando sono in giro per il mondo assaggio i piatti locali. L’ho fatto anche mentre ero a Sarajevo. La cucina bosniaca è estrema-mente particolare per le influenze turche e ha anche una componente slava».

Che idea ti sei fatto?

«E una cucina che rappresenta perfettamente il suo popolo con le componenti che lo caratterizzano. Nasce povera, è soprattutto a base di carne ovina. I sapori sono forti, non mancano però la delicatezza e le spezie tipiche della cucina turca. Lo stesso vale per i dolci, molto elaborati dal punto di vista deliba preparazione, che sin dal primo assaggio danno la sensazione di qualcosa di unico, speciale e carico di storia».

C’è un piatto che ti ha colpito in modo particolare?

«I cevapcici, spiedini di carne d’agnello e manzo che vengono serviti accompagnati da cipolle crude e con i pane che ricorda la pita greca. Vengono serviti con una salsa di panna acida: ogni zona ha una ricetta tipica per cui il sapore è sempre nuovo, diverso, in grado di risvegliare differenti emozioni».

«Lamatriciana per me è il meglio!»

Sembra che il babka, un particolare dolce tipico dei Paesi delFEst, abbia conquistato il popolo di Instaurarli. Lo hai assaggiato?

«Certo! A colazione tutte le mattine: è una treccia soffice ma compatta, burrosa e ricca; di cioccolato e cannella. Il contrasto di colori, sapori e profumi scatenano l’acquolina in bocca. A proposito di peccati di gola, il ricordo dolce che più mi manca di Sarajevo è il baklava, il compagno ideale per il caffè alla turca che bevevamo durante le pause delle riprese».

Sei attento alle nuo\ e mode culinarie oppure sei tradizionalista?

«Tradizionalista! Attenzione. però: all’estero sperimento sempre e solo la cucina locale per “entrare” il più possibile nella nuova realtà che sto vivendo. I ristoranti italiani per me sono off-limits: trovo assurdo andare a mangiare italiano quando ci sono piatti nuovi da assaggiare».

Se dovessi presentare a uno straniero la cucina italiana, che piatti sceglieresti?

«I bucatini all’amatriciana per me rappresentano al meglio il nostro Paese. Con ingredienti semplici si crea un piatto straordinario».

Qual è, invece, il piatto che racconta maggiormente chi sei?

«La lasagna alla boscaiola, che si mangiava alla domenica, oppure le polpette al sugo.

Matteo Silvestri attore di teatro

Articolo tratto da Vero.

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Nancy Coppola come ha imparato a cucinare i piatti napoletani

24 Luglio, 2019 by Ricetta di Cucina

posata con Carmine Mogavero da quasi dieci anni, Nancy Coppola si è fatta conoscere dal grande pubblico partecipando alla dodicesima edizione de L’Isola dei famosi. L’ex naufraga, in realtà, si era già distinta nello showbiz sia come cantante neomelodica, iniziata da giovanissima, sia grazie ad alcune apparizioni televisive, come quelle ne lì Boss delle cerimonie e in Corning out. Questo, per l’artista napoletana, è un bel momento, visto che sta per diventare mamma bis. A marzo nascerà Giulia, mentre il primogenito. Vincenzo, ha sette anni. Quale occasione migliore per concedersi qualche golosità in più? Nancy, in realtà, da napoletana doc, non ha mai rinunciato alla buona cucina diventando anche un’icona molto apprezzata della bellezza curvy.

Nancy Coppola che rapporto hai con la bilancia?

«Adesso che sono in dolce attesa ci salgo poco, ma sono una buona forchetta, non lo nascondo. 11 lavoro che faccio, però, mi porta a curare la mia immagine e di conseguenza a prestare attenzione alla linea».

Ami il buon cibo?

«Certo, sono napoletana e noi abbondiamo sempre con olio e sale. Di solito mangio salato perché mi piace il cibo saporito, ma quando ho ospiti mi contengo e lo aggiungo nel mio piatto».

Te la cavi ai fornelli?

«Abbastanza, anche se
non ho molto tempo da dedicare alla cucina perché sono spesso in viaggio per lavoro».

Quali sono i tuoi cavalli di battaglia?

«I primi mi vengono molto buoni. Invento spesso ricette con quello che ho in casa. Faccio i bucatini con speck, rucola e besciamella,. che poi passo in forno. Ma anche pasta e fagioli, pasta e lenticchie e pasta e patate».

«Ho imparato a cucinare da sposata»

Una tua ricetta che ci con-siglieresti di assaggiare?

«L’ortolana, cioè un mix di zucchine, peperoni e melanzane. A fine cottura aggiungo besciamella e parmigiano e poi la ripasso in forno».

Mari o monti?

«Monti, assolutamente. Amo molto i prodotti della terra e tra carne e pesce preferisco la prima. Preparo spesso l’arrosto, le scaloppine al limone, che sono un piatto semplice e veloce».

Con i dolci come te la cavi?

«Da quando ho un robot da cucina mi capita di preparare qualche cosa, ma di solito non li faccio. Adoro la pastiera ma, per restare tra i dolci tipici, amo molto anche gli struffoli ricoperti di miele».

Nancy Coppola qualche altro piatto napoletano che ami?

«uk tortano o casatiello. È un ciambellone fatto con la pasta di pane, con pezzetti di salumi, formaggi e uova, che si prepara per Pasqua».

Tratto da Vero

Filed Under: Interviste di Cucina Tagged With: napoletana

Simone Finetti Master Chef racconta cosa ha imparato da Gualtiero Marchesi

15 Luglio, 2019 by Ricetta di Cucina

La cucina è la sua passione, ma il vero amore per i fornelli nasce nel 2014-2015 quando a MasterChef 4 diventa una stella. Talento, il suo, confermato quest’anno a MasterChef All Stars Italia. Figlio degli insegnamenti di Gualtiero Marchesi e fantasista dei piatti tipici che conservano odori, sapori e qualità del nostro made in Italy, Simone Finetti ha da poco scritto un libro, Heroes, che non è un ricettario, ma il racconto del viaggio nelle tradizioni della nostra buona tavola.

«DopoMasferCAef ho dovuto studiare»

Partiamo da MasterChef…

«È lì che ho capito cosa volevo fare da grande. Master Chef è stata una rampa di lancio, subito dopo ho dovuto studiare seriamente per diventare un professionista. Di sicuro l’esperienza alla scuola Alma di Gualtiero Marchesi è stata una delle migliori. Con MasterChef All Stars mi si è aperto un nuovo mondo, che mi ha portato a rimescolare le carte rispetto a tutto quello che avevo appreso prima».

, Simone Finetti quali sono i piatti più diffìcili che hai affrontato?

Simone  Finetti cuoco italiano di Master Chef con Gualtiero Marchesi ci racconta i segreti della sua cucina Vegana.

«Le preparazioni più insidiose sono quelle di pasticceria. Cucina e pasticceria, anche se da fuori non sembra, sono due mondi molto diversi, un po’ come la fisica e la matematica. Per questo, di solito, un grande ristorante non ha solo un grande chef ma anche un grande pasticciere».

Cosa hai imparato alla scuola di Gualtiero Marchesi?

«A destreggiarmi attraverso le tecniche di cucina, l’ordine, il rigore, la pulizia maniacale e soprattutto l’amore per questo mestiere. Ho imparato che la cucina non è “fatta solo di cuochi”, ma di stupende materie prime, di artigiani, agricoltori, allevatori, pescatori. Ho imparato a fare la spesa nel rispetto del territorio, della stagione e del produttore».

Cosa pensi delle preparazioni vegetariane e vegsme?

«Ritengo l’esplosione della cucina vegana rispettabile, anche se non condivido. Molti la seguono come una moda, raccontando di animali d’allevamento intensivo pieni dj steroidi o antibiotici (e hanno ragione!). Poi, però, allo stesso tempo si nutrono di frutta e verdura fuori stagione o di insalata in busta o frutti con buccia coperta di cera».

Tu prepari ricette vegane?

«lo cucino qualsiasi cosa senza dare un’etichetta a un piatto. Penso a non pormi limiti. Se poi nei piatti che preparo ce n’è uno senza proteine animali, bè, possiamo chiamarlo vegano, ma di certo lo scopo non era farlo vegano, ma magari in equilibrio con diverse dinamiche e fattori all’interno del menu».

Il tuo cavallo di battaglia?

«Amo fare la pasta fresca a matterello, forse perché mi riporta a quando ero piccolo e andavo a casa di mia nonna. Però adoro anche utilizzare la legna, le braci, il fuoco e ascoltarlo cantare!».

E i piatti irrinunciabili?

«Sono quelli senza tempo, quelli che potrebbero sembrare banali ma non lo sono affatto, tipo la Carbonara,

Tratto da Vero

Filed Under: Interviste di Cucina Tagged With: vegana

La food blogger vegetariana Chiara Canzian e i racconti della sua cucina

9 Luglio, 2019 by Ricetta di Cucina

Chiara Canzian è figlia d’arte, certo. Ma è molto, molto di più. Figlia dei Pooh o. meglio, solo del bassista Red, Chiara ha ereditato dal padre la passione e il talento nella musica: ha iniziato a scrivere canzoni a 14 anni e ha all’attivo due album. Ma c’è anche un’altra cosa che Chiara ha ereditato dal papà, Tinche se il merito del perfezionamento, stavolta, spetta alla mamma: l’amore per la cucina veg. E così la giovane Canzian non solo è diventata chef, ma ha anche scritto libri di cucina e aperto un food blog molto seguito. E per noi ha scritto un menu fresco e gustoso davvero speciale!

Chiara Canzian prima di diventare un’apprezzata food blogger hai provato a seguire le orme di tuo padre Red Canzian debuttando nella musica. Poi cos’è accaduto?

Chiara Canzian  famosa food blogger vegetariana ci svela i suoi segreti in cucina

«Sia la musica sia la cucina sono due mie grandi passioni. Ma quello per la musica è un amore adolescenziale, tormentato, mentre quello per la cucina è un amore tranquillo e sereno, che puoi portare avanti per tutta la vita: è l’amore della maturità. Quando cantavo ero tormentata, in cucina mi rilassavo ed ero serena. Ho scelto di essere serena».

Ci racconti com’è nato l’amore per la cucina?

«È nato quando ero ancora una bambina. Come fanno un po’ tutti, cucinavo insieme a mia mamma e alle donne della famiglia, preparando biscotti e quant’altro. Poi quando sono andata a vivereda sola ho messo a frutto ciò che sapevo e quella passione si è sviluppata. Di solito, quando si va a vivere da soli, si finisce per campare di piatti pronti e surgelati, lo, però, volevo mantenere lo standard ài quale ero abituata quando vivevo con mia mamma, così ho iniziato a cucinare per me e per gli amici. Mi sono accorta che la mia cucina veniva apprezzata e ho iniziato a vendere torte ai ristoranti sotto casa. Quando ho capito che anche i clienti apprezzavano, allora ho iniziato a lavorare nei ristoranti come cuoca prima di aprirne uno tutto mio a Verona».

Poi, però, ti sei trasferita a Treviso, hai mollato il ristorante e hai aperto un blog, iniziando a scrivere di cucina. Non ti spaventava l’idea di lasciare un posto sicuro per un’incognita?

«Avevo bisogno di riprendere in mano la mia vita: il ristorante mi teneva in cucina 12 ore al giorno, quindi ho voluto iniziare quest’avventura che per fortuna è andata bene».

Tuo padre Chiara Canzian ti ha dato dei consigli?

«Non ne sa molto del mondo dei blog, ma mi ha detto di fare ciò che amavo e di assecondare i miei desideri».

«50 anni fa la carne era un lusso»

Tu sei vegetariana, tuo padre è vegano. Vi siete in qualche modo condizionati a vicenda nel rinunciare alla carne?

«Nessuno dei due ha condizionato l’altro, sono state scelte consapevoli e autonome. Quella di mio padre è arrivata prima, anche per una questione anagrafica».

Insieme a tuo padre Red hai scritto il libro Sano vegano italiano nel quale lui racconta la sua esperienza veg e tu hai tradotto piatti della cucina tradizionale italiana nel linguaggio culinario vegano. Ci fai qualche esempio?

«La nostra tradizione italiana è piena di piatti vega-ni: la pappa al pomodoro, la ribollita, la pasta e fagioli, la farinata, la caponata, le orecchiette con le cime di rapa e potrei andare avanti ancora a lungo! Ricordiamoci sempre che 50 anni fa, per i nostri nonni, la carne era un lusso e veniva mangiata nei giorni di festa o comunque raramente. Nonostante ciò le nostre nonne creavano dei piatti meravigliosi senza l’utilizzo di carne, pesce e spesso anche di formaggi. Nel mio blog (www.chiara-canzian. com, ndr) propongo ogni settimana moltissime ricette vegane e vegetariane nella speranza che sempre più famiglie possano adottare questo stile di vita, o quantomeno ridurre il consumo

Tratto da Vero

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